Una marcia in più: Non vedente, lo aspetta dal mese di marzo
Un animale addestrato è un po´ come l´automobile per chi ci vede Se ce l´hai vai più lontano e riesci a fare molte cose in più.
Lavora come centralinista, esce da sola e prende i mezzi pubblici "Ma se avessi un aiuto per muovermi la mia vita sarebbe più facile"
di Luca De Vito
MILANO. Si sposta a piccoli passi, con fatica. Movimenti che scandiscono la sua esistenza a ritmi infinitamente più lenti di quelli della Milano che la circonda. I ritmi di chi non può vedere e deve lottare tutti i giorni contro gli ostacoli di una metropoli. «La mia vita con un cane guida sarebbe molto più semplice, ma prima di un anno e mezzo non potrò averlo».
Lucilla Savani ha 45 anni, lavora come centralinista presso il Comune di Cinisello Balsamo ed è cieca dalla nascita.
Oggi Artu compie 5 anni, mi piace quindi, invece di cadere nelle solite disumane
rappresentazioni di "festicciole" o altro del genere a cui molti sottopongono i propri cani, ovviamente disinteressati a quanto è "apparenza" o "anniversario", dicevo mi piace invece scrivere per lui e regalargli una cosa: il mio impegno, la mia promessa, affinché venga rispettato il suo enorme lavoro, nonché l'applicazione di una legge (n.37 del 1974).
Penso a quando tra nemmeno 60 giorni di 5 anni fa lo andai a prendere
Le scuole, o centri specializzati per addestramento di cani guida per non vedenti (ciechi), in Italia scarseggiano. Si pensi che c'è una sola scuola nazionale, cioè con il compito ufficiale di assegnare cani guida addestrati ai disabili visivi (di solito sempre ciechi, ma esistono anche gli ipovedenti, ai quali un cane guida è ugualmente di grande aiuto), e questa scuola è a Firenze, solo che da informazioni svariate: a me dissero che non potevano addestrarmi il cane di proprietà, in quanto non contemplato nel loro regolamento che prevede invece l'assegnazione di cani loro, ma pare invece che ad altri abbiano risposto diversamente, forse per il solito motivo che è riconducibile ad una piaga tipicamente italiana: la raccomandazione.
Poi c'è la seconda scuola,
In questa parte, che è la seconda del nostro addestramento, sono costretta a ricordare qualcosa che vorrei dimenticare, ma non posso se voglio dire qual'è stato il percorso per me ed Artu finora, quindi rompo il silenzio di nuovo, quello già rotto nel mio secondo libro: il silenzio che dovrebbero rompere altre donne, che come me hanno subito quanto dirò avanti, qui ovviamente anche quello sulle scuole che non addestrano cani di proprietà, o che se promettono di farlo, inventano mille scuse per prendere tempo e non farlo mai, un silenzio che altri ciechi dovrebbero rompere.
Il tempo cura molte cose, ma alcune non saranno altro che ferite aperte che, man mano, gronderanno meno sangue, ma sempre aperte rimarranno, come forse per il mio cane, rimarrà impossibile capire che una coperta può essere un gioco o una cuccia, oltreché una gabbia.
Passati i primi mesi,